Qui dove il mare luccica e tira forte il vento… Nel nostro caso non c’è una terrazza ma uno storico parco, incastonato sulla costa tra Mergellina e Megaride. Più di 110 mila di metri quadrati di verde, fontane e monumenti, tutelati da vincoli paesaggistici e monumentali, costituiscono da oltre due secoli un luogo di socializzazione, distensione e cultura per l’intero popolo di Napoli. Nel corso della sua tormentata esistenza ha fatto da nurse ad almeno dieci generazioni di napoletani tra paperelle, caprette e pony, dallo jo jo alle moderne attrezzature ludiche. Ha poco più di due secoli ma ne dimostra molti di più.
Negli ultimi vent’anni però, il fisiologico decadimento del verde, ha subito una brusca accelerazione. In proposito se ne sono dette tante dando libero sfogo alla fantasia o alla mala fede… la verità è che nello storico parco non vengono eseguite le elementari cure culturali (difesa dai parassiti, potature, arieggiamento dei prati, concimazioni) perché incredibilmente, in una città a forte vocazione turistica, non esiste il relativo capitolo di spesa nel bilancio comunale.
Declino condiviso dai monumenti imbrattati e sfigurati, dagli edifici storici in abbandono e con lesioni passanti nelle strutture murarie (tempio di Virgilio), dalle inaridite fontane. Chissà dove sarà mai finito quel milione e mezzo di euro destinato dall’assessore Pasquale Belfiore al recupero di questi manufatti architettonici e monumentali in vista del Forum delle Culture.
Sarà pur vero che il nostro è 'o paese d''o sole, ma la rarefazione delle zone d’ombra in villa è da ascrivere ai “vuoti” creati dalla mancata sostituzione degli alberi giunti alla fine del ciclo vitale. Spazi destinati fatalmente ad ampliarsi per la presenza di non poche piante in pessime condizioni fitosanitarie o già rinsecchite, che dovranno essere abbattute.
A dire il vero, l’operazione è già in corso. Il Servizio Qualità Urbana, seppur condizionato come sempre dall’esiguità dei fondi disponibili, ha disposto l’asportazione delle ramificazioni indebolite da funghi e insetti xilofagi in modo da eliminare condizioni di pericolo e stemperare, con la gradualità “forzata” degli interventi, l’impatto paesaggistico.
Nella buona sostanza, quello in corso è un intervento straordinario di “messa in sicurezza”, indotto dall’onda emozionale proveniente da via Aniello Falcone e reso possibile da uno stanziamento straordinario di poche centinaia di migliaia di euro reperito tra le pieghe del bilancio comunale.
Gli esemplari monumentali, tutelati per legge, sono anch’essi interessati da attacchi diffusi di carie sulle ramificazioni in quota. Andrebbero tempestivamente curati con interventi di dendrochirurgia, ma, anche in questo caso, non esistono i fondi necessari.
Agli spazi disalberati, si contrappongono angoli dove di alberi ce ne sono fin troppi. Piantati a brevissima distanza l’uno dall’altro, competono tra loro per la conquista della luce. Alcuni soccomberanno, altri inclineranno innaturalmente i loro fusti, altri infine li allungheranno, indebolendoli, nella disperata corsa verso il sole. Lo stesso viale vanvitelliano è fiancheggiato da alberature basse e contenute nelle forme da un sofferto adattamento ambientale e/o da fattori patologici. “Schizofrenie verdi” che invocano un’urgente rivisitazione del progetto di riqualificazione paesaggistica redatto dal prof. Alessandro Tagliolini alla fine degli Anni ’90.
Si fa presto a dire degrado.
In queste settimane si è tanto discusso delle superfici sottratte al giardino storico dai cantieri Ansaldo. Stravolgimenti sulla cui legittimità le associazioni civiche continuano ad attendere un doveroso chiarimento della Soprintendenza. Mentre dal suo canto, il vice sindaco Tommaso Sodano si è affannato a dare ampie rassicurazioni sulla ricomposizione originaria dell’affaccio della Comunale sulla Riviera, a fine lavori.
Ma a questo punto non basta perché proprio su quel confine, nel tratto Piazza Vittoria – San Pasquale a Chiaja, si nota un filare di alberi, alcuni per di più maestosi, piantato contro ogni logica agronomica a ridosso del muretto e dei cancelli di recinzione. Incongruenza che testimonia la sottrazione, più o meno recente, di una parte della villa a danno dell’alberata che così, per il fatto di trovarsi “fuori squadro” e per i cedimenti di alcuni tratti delle delimitazioni provocati dalla spinta degli apparati radicali, corre il serio pericolo di essere abbattuta.
L’Amministrazione comunale ha però tutto il tempo necessario per correre ai ripari ed evitare l’inaccettabile epilogo.
Con la realizzazione della Linea 6 della metropolitana, infatti, i vecchi binari dei tram saranno rimossi e parte dell’ex sede tramviaria potrebbe essere rimodulata ed accorpata alla Villa comunale. Una soluzione questa che consentirebbe di conseguire tre importanti obiettivi: ripristinare le antiche dimensioni del parco storico senza penalizzare la viabilità della Riviera; salvare gli alberi sub judice e mettere in luce con fatti concreti la volontà dell’Amministrazione comunale di tutelare e valorizzare il giardino monumentale.
Un impegno che non può ridursi alla sola promessa del vice sindaco Tommaso Sodano di dar luogo ad inutili carotaggi (meglio ricorrere alla determinazione della salinità nella soluzione circolante del suolo) ed all’installazione di un limitato impianto d’irrigazione. Un’amministrazione municipale che realmente intenda valorizzare la città nella sua dimensione turistica deve fare ben altro.
La gestione del verde urbano in tale prospettiva assume, infatti, un ruolo fondamentale. Una gestione che per forza di cose non può essere ragionieristica e uniforme, ma deve differenziarsi in funzione del valore ambientale, storico e paesaggistico dell’impianto. In quest’ottica, i grandi parchi storici non possono essere considerati alla stregua dei comuni giardini e contemplati in un’unica voce di bilancio.
Ogni parco deve costituire un’entità a sé stante, con il suo direttore, l’architetto paesaggista, il botanico, l’agronomo, amministrativi, esecutori tecnici e, soprattutto, con un budget di spesa in grado di coprire i costi della manutenzione ordinaria, oggi del tutto inesistente.
Un’autonomia strutturale e funzionale in grado di assicurare, in tempi non biblici, la razionalizzazione della fitta rete di sottoservizi non mappati ed inventariati che passano al disotto, anche se in disuso, di alberi ed aiuole, le cure agronomiche ed il reintegro delle essenze vegetali, compromesse da situazioni di degrado, e, non ultima, la conservazione dei manufatti architettonici.
Allo stato, tale prospettiva non va oltre il desiderio di chi scrive.
“Non ci sono soldi” è il tormentone con cui questa amministrazione tenta di giustificare ogni limite politico-amministrativo. Eppure, appena un anno fa, nell’ambito del Progetto Strategico Grande Evento “America’s Cup World Series via Caracciolo /Mergellina”, aveva destinato alle opere per la realizzazione del Public Event Village ben 3 milioni e duecentomila euro. E tra queste, figurava la messa a dimora di: 115 alberi di alto fusto, 900 arbusti, 1000 annuali da fiore e la rigenerazione dei tappeti erbosi.
Un intervento mai visto…. C’è una celebre espressione dialettale, del Sud, che definisce bene questo tipo di circostanze: “passata la festa gabbato lu santu”. Fortunatamente la magistratura ha cominciato ad interessarsi dell’evento “sola” della Vuitton Cup. Senz’altro chiarirà i motivi della mancata realizzazione di opere urgenti, finanziate e regolarmente appaltate.
Il degrado della villa ottocentesca ascritto pretestuosamente all’incuria o alla carente manutenzione, in realtà discende da una miope visione politica dell’Amministrazione comunale. Quella stessa che con affermazioni schizoidi asserisce nei principi di voler magnificare l’immagine della città da offrire al turismo internazionale e che poi nei fatti, nega i fondi necessari alla cura del verde urbano e alla riqualificazione del centro storico ed antico della città.
La Giunta rivoluzionaria ha ora la possibilità di dimostrare, attraverso il bilancio in fase di elaborazione, che è giunta l’ora di cambiare registro nella gestione del verde urbano e di assegnare al Servizio Qualità dello Spazio Urbano adeguate risorse finanziarie anche per scongiurare una chiusura autunnale dei parchi dettata da motivi di sicurezza.
Lidio Aramu