Presso la sede del Comune di via Verdi, illustrato il progetto di riqualificazione del lungomare
Senza alcun dubbio, il tratto di costa che va da Largo Sermoneta al Circolo Canottieri Napoli, e che costituisce uno dei luoghi simbolo della città, continua ad essere al centro dell’interesse della stampa, dei cittadini e dei palazzi della politica. Dopo un primo momento di dura contrapposizione tra cittadini e amministrazione comunale sul provvedimento di pedonalizzazione di via Caracciolo – via Partenope, sembra che l’idea di una diversa utilizzazione dell’asse stradale cominci a far breccia tra le diverse anime della città. In realtà siamo ancora ai preliminari e per il progetto vero e proprio occorre fare ancora molta strada. Ma il clima sta cambiando. Dall’opposizione dura e pura si è passati al confronto costruttivo anche grazie all’opera dell’assessore all’urbanistica, instancabile nel coinvolgere in questa fase propedeutica, tutte le realtà sociali interessate da quella che potrebbe essere una mutazione storica della funzione del litorale.
La decisione ottocentesca di eliminare la spiaggia con la creazione della lunga arteria stradale - influenzata tra l’altro da un’ennesima, drammatica epidemia colerica - rispondeva a due fondamentali necessità: eliminare i rigagnoli di acque putride che dal quartiere di Chiaja finivano in mare solcando la spiaggia e garantire un rapido collegamento tra la collina di Posillipo, sulla quale cominciavano a sorgere le residenze della nuova classe imprenditoriale partenopea, ed il centro degli affari. Risolte da tempo, paradossalmente la chiusura del lungomare imporrebbe di nuovo l’obbligo di garantire ai posillipini il fondamentale diritto alla mobilità.
Per iniziativa di Gennaro Carrino, consigliere della I Municipalità, si è tenuto un interessante e costruttivo confronto tra l’assessore all’urbanistica Carmine Piscopo, il consigliere comunale Marco Nonno e lo stesso Carrino con autorevoli esponenti di Cittadinanza Attiva per la Difesa di Napoli: Lucio Mauro, Edvige Nastri e l’architetto Antonella Pane.
Il focus group così costituito doveva discutere dell’opportunità di creare una nuova spiaggia modificando l’attuale barriera delle scogliere. In realtà, sono stati trattati più temi organici tra loro. L’assessore Piscopo ha chiarito che per quanto riguarda il muro parabolico di ripa in pietra lavica di Alvino e Bruno e la sua liberazione dagli scogli in pietra calcarea, è in corso un serrato confronto con le Soprintendenze competenti per i quattro vincoli di tutela che gravano sull’area. Solo quando sarà trovata un’intesa rispettosa degli indirizzi del Piano Regolatore e dei vincoli saranno indetti per via Caracciolo, un concorso internazionale di architettura ed uno nazionale per via Partenope.
L’ipotesi di rendere soffolta l’intera scogliera su via Caracciolo, al momento non è percorribile per la mancanza dei fondi necessari. Quindi, si procederà, perché già finanziata, alla sola rimozione dei “baffi” della scogliera antistante alla rotonda Diaz.
Incalzato dalle domande dei cittadini attivi preoccupati dalla mancanza di una progettazione globale che tenesse ben presente anche la mobilità in tutti i suoi molteplici aspetti e soprattutto di un piano di evacuazione nel caso di calamità naturali, l’assessore all’Urbanistica ha tranquillizzato tutti gli interlocutori assicurando che il lungomare non perderà in nessun caso la sua caratteristica originaria di asse viario primario e che in qualsiasi momento, se le circostanze dovessero richiederlo, potrà essere utilizzato come via di fuga.
L’incontro si è concluso con un nuovo appuntamento destinato ad arricchire il preliminare del contributo intellettuale degli operatori economici di Chiaja e con un atto concreto dell’assessore Piscopo in difesa del patrimonio monumentale. Con una telefonata ha, infatti, avviato la procedura per eliminare lo sfregio arrecato all’area monumentale dedicata alla memoria di Armando Diaz e disegnata da Gino Cancellotti. Danneggiamento consistente nel taglio dei due pennoni che incorniciavano la stele del Duca della Vittoria nella vista dal mare. Un atto modesto ma significativo e concreto in soccorso del nostro patrimonio culturale.
Certo è nella sensibilità del cattedratico, dell’uomo di cultura, ma il susseguirsi degli incontri per una sorta di urbanistica partecipata sta a dimostrare la volontà dell’amministrazione comunale di voler mutare gli atteggiamenti sin qui tenuti e di attuare un diverso rapporto nella gestione del res publica con la cittadinanza e le categorie produttive.
Siamo ad una svolta verso la realizzazione della democrazia partecipata? E’ ancora presto per dirlo, ma i segnali non mancano. Speriamo che siano duraturi e non di fumo…
Lidio Aramu