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da Legno Storto:

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Analisi & Commenti

I Buddha di Bamiyan

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I 'tweet' di de Magistris, manifesto per la 'rivoluzione'
Non tutti sono a conoscenza del fatto che il sindaco di Napoli ama affidare ai tweet gli imperativi categorici della sua “rivoluzione”, la sintesi del demagistris-pensiero.
La loro lettura però lascia a dir poco sconcertati per l’abuso della retorica. L’ampollosità sgorga dall’auto-convincimento del primo cittadino di essere un Conducator alle prese con la sua personale rivoluzione.
“Solo movimenti politici rivoluzionari, pacifici, non violenti, possono rompere il sistema di poteri il cancro che vive di deviazione di Stato” ha scritto messianicamente de Magistris. Scartando per ovvie ragioni il Rivoluzionario dell’anno 0, ha in tutta evidenza inteso calarsi nelle candide vesti del Mahatma Gandhi.

Storie di Ville e di governi

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Dalla Villa Comunale alla Villa del Popolo: come coniugare la tradizione del passato con le esigenze dei tempi moderni
Quando si parla della Villa il pensiero va subito a quello spazio alberato che separa la lunga teoria di palazzi della Riviera di Chiaia dal mare. Un parco nato nel 1778 per volontà di Ferdinando IV e per opera di Carlo Vanvitelli ed ampliata da Stefano Gasse in due riprese sino alla Torretta. L’aspetto definitivo alla prima villa europea costruita “per servire ai piaceri del popolo” è opera di Errico Alvino (1862). Il suo progetto aveva, infatti, come obiettivo l’ampliamento dei giardini verso il mare grazie ad una colmata che avrebbe consentito, tra l’altro, di realizzare una strada di collegamento Mergellina-piazza Vittoria e di bonificare l’arenile ridotto ormai ad un’immonda discarica attraversata da fogne a cielo aperto.

L'agonia di Napoli tra feste paesane e servizi negati

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Una città estesa per circa 120 chilometri quadrati con quasi un milione di abitanti, il cui tessuto urbano contemporaneo - secondo l’Unesco - conserva gli elementi della sua storia ricca di avvenimenti. I tracciati delle sue strade, la ricchezza dei suoi edifici storici caratterizzanti epoche diverse conferiscono al sito un valore universale senza uguali, che ha esercitato una profonda influenza su gran parte dell'Europa e al di là dei confini di questa, è indubbiamente una realtà complessa ricca di contraddizioni, paradossi e attese insoddisfatte.
Il centro storico è tra i più antichi e più vasti d’Europa ed è motivo di legittimo orgoglio.  Tuttavia, non è una realtà cristallizzata, un museo a cielo aperto. Qui continuano ad avvicendarsi generazioni di napoletani con i loro problemi esistenziali, intricati e spesso senza soluzione: casa, lavoro, mobilità, igiene urbana, tempo libero.

Verde urbano

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L’insopportabile calura degli anticloni africani, le aiuole rinsecchite ed i giardini inariditi, la liquefazione dei giardinieri di Napoli sono tutti sintomi dell’incipiente desertificazione di Napoli. Un processo irreversibile che interessa uniformemente, senza distinzioni di classe, i suoli collinari e quelli a livello del mare e nel quale l’opera umana è sempre determinante.
Il grave rimaneggiamento del patrimonio arboreo della villa Comunale procurato dai lavori di un’inutile tratta ferroviaria sotterranea, retaggio del progetto LTR (linea tranviaria rapida), il più grande scandalo della tangentopoli napoletana degli anni '90. Il progetto del parco della Marinella (1998) con il quale si voleva ricreare l’antica “Villa del Popolo” non ha mai visto la luce e l’area compresa tra via A. Vespucci e piazza Duca degli Abruzzi è diventata un campo improvvisato di extra-comunitari e rom che vivono in condizioni igieniche disumanizzanti tra topi, insetti e rifiuti di ogni genere. I giardini di via Ruoppolo e del Parco Mascagna, quelli di Piazza Salvatore Di Giacomo e del Parco Virgiliano. Tutti accomunati da un’intollerabile e degradante desolazione.

Lungomare brutta copia di Central park

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Il sindaco De Magistris voleva liberarlo, ha invece creato un luogo qualunque ed estraneo (pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno del 15 luglio 2012)
Sul palcoscenico della città poi si collegano e si rappresentano gli interessi. Prendono forma l’immagine e l’identità di una comunità. Nonostante tutto, la città resta la base naturale di espressione e di organizzazione degli strumenti dell’inventività umana. Della cultura e dell’ economia. Per questo si è tornati a discutere con grande passione delle città. Guardarle vivere, guardare il modo in cui esse danno forma alla propria vita è anche un modo per capire chi ce la farà e come nella grande trasformazione della crisi globale.

Riprogettare Napoli

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Solo un ritrovato orgoglio degli architetti e degli ingegneri delle nostre Facoltà potrà dar vita ad una Napoli moderna e vivibile
Napoli vista dal mare dà l’idea di un immenso antico teatro greco con le alture a fare da cavea e le sue parti pianeggianti da scena. A guardarla dall’alto invece mostra tutta la sua complessità strutturale, ma l’occhio viene rapito dalle forme della Natura: il prorompente seno Monte Somma/Vesuvio, la falce del golfo e soprattutto l’ameno contrasto cromatico di cielo, mare e terra.
La città in sé, vista da Sant’Elmo, francamente non è bella. Le strade, i vicoli attraversano il tessuto urbano come le rughe che solcano il volto riarso dal sole di un vecchio pescatore.

Il tramonto della democrazia apre alla deriva populista

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La crisi economica e finanziaria che ci attanaglia, sta dando le ultime spallate a un sistema partitocratico che nulla ha più di democratico. Un governo di tecnici non eletti ma supportati da una grande coalizione di partiti “responsabili e sobri”, rimettendo in discussione persino diritti acquisiti, come la tutela dei lavoratori e lo stesso concetto di lavoro – ritenuto dalla Fornero non più come un diritto - stanno distruggendo ogni barlume di speranza.

Si tratta di contingenze dolorose che avrebbero dovuto riguardare un po’ tutti gli italiani. E invece, sacrifici per tutti ma non per le caste, prima tra tutte quella dei politici, che sono riuscite a salvare privilegi e retribuzioni stratosferiche.

La Stalingrado di de Magistris

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A un anno dall'elezione del Sindaco, l'oggetto del contendere politico sembra esersi concentrato interamente sul lungomare di Napoli. Mentre altrove...
Facciamo pubblica ammenda. Vi avevamo raccontato di un forte innalzamento del tasso di disoccupazione giovanile e delle ore di cassa integrazione, delle difficoltà in cui si dibattono le piccole e le medie imprese, del preoccupante calo del fatturato delle attività artigiane, dell’inarrestabile chiusura di attività commerciali a conduzione familiare - 357mila attività commerciali sparite negli ultimi 11 anni (fonte “SOS impresa”) – del degrado che avanza incontrastato nelle periferie urbane di Napoli. Ebbene, ci eravamo sbagliati.
I problemi di Napoli, come sta dimostrando il sindaco de Magistris con una determinazione che rasenta la cocciutaggine, risiedono tutti in quei sei chilometri di nastro d’asfalto che congiungono Mergellina a Santa Lucia.

Intervista immaginaria

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tratto dal blog di Roberto Vallefuoco su Napolionline
Allora , un primo bilancio di questo anno di amministrazione
Abbiamo tolto la spazzatura dalla strada, dopo anni Napoli torna ad essere la città più bella del mondo, abbiamo avuto l’America’s Cup che è un evento mondiale ed abbiamo istituito il lungomare liberato, che è il più bel lungomare del mondo.

Era de Magistris, anno I

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Riflessioni su quel che resta della bandana arancione, primi dodici mesi dopo
A distanza di un anno dall’avvento della rivoluzione arancione, quali segni indelebili ha lasciato nel vivere quotidiano dei napoletani?
Al di là delle facili e scontate polemiche, lo “scassamiento” è stato una reazione minoritaria al nulla che la partitocrazia è stata capace di esprimere tra liste e programmi, nessuna analogia quindi con le rivoluzioni vere.

Non solo eventi miracolosi

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IL SINDACO DE MAGISTRIS RILANCI IL CENTRO STORICO DI NAPOLI
Napoli dai mille volti. Napule è mille culure. Definizioni che richiamano la plurisecolare stratificazione architettonica prodotta dai mille popoli che l’hanno dominata e che le hanno lasciato in eredità un Centro storico senza uguali, tutelato dall’UNESCO dal 1995.
Un vasto museo, diffuso e vissuto, fatto di palazzi nobiliari e chiese, di piazze e di vicoli, di archi e di colonne, di vedute mozzafiato.
Il patrimonio culturale napoletano non è qualcosa di alieno, ma è la nostra memoria, la nostra stessa anima.

Antonio Martino intervistato da "Libero" demolisce Monti

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«Solo un imbecille può pensare che, in un momento come questo, aumentare l’Iva di due punti, o anche di uno solo, renda qualcosa».

MALEDETTI SPARVIERI

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San Barnaba, primo vescovo di Milano, esortava a non mangiare l'aquila, né lo sparviero, né il nibbio, né il corvo. La sua non era certo una prescrizione gastronomica ma morale. Egli paragonava i rapaci a quegli uomini che non sapendo procurarsi il cibo con la fatica ed il sudore, lo rubavano ad altri con malvagità e cupidigia.
Per il vescovo, questi volatili erano i soli a non procurarsi il cibo con le loro attività, ma oziosi, appollaiati, cercavano di divorare la carne altrui, pestiferi per la loro malvagità. In definitiva, il sant’uomo incitava il suo gregge a non unirsi e a non essere simili a tali uomini.

La nuova liberazione, tra saltimbanchi e indifferenza

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Doveva essere una grande manifestazione a dimostrazione del favore popolare alla ZTL e al lungomare “libberato” (scippato). I pasdaran di de Magistris, l’immaginifico sindaco di Napoli, si sono impegnati a fondo mettendoci la faccia - ed altro - affinché l’adunata nel Borgo marinari e sul celebre lungomare si materializzasse a mò di raduno papale. Per caricarsi psicologicamente, per giorni hanno rivisto il film Luce sull’arrivo del Führer a Mergellina nel 1938.
Due fitti cordoni di folla plaudente e festosa distesi tra la stazione della Direttissima e la nuovissima Stazione Marittima. La manifestazione filo tedesca più partecipata d’Europa.

Quale futuro per Bagnoli?

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Tra Geotermia e Cementificazione a Bagnoli scommettiamo da quale parte starà il sindaco di Napoli?
L’ex area industriale di Bagnoli, a partire dai tempi del sindaco Bassolino, è destinataria delle idee più strampalate delle civiche amministrazioni che si sono succedute nel tempo. Sarebbe stato estremamente facile individuare una funzione da assegnare al territorio ed indire un concorso internazionale di architettura. Ma si sa a Napoli la fantasia non difetta.

De Magistris osservi le elementari regole della “democrazia partecipata”

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Uno dei luoghi comuni di Napoli riguarda la sua porosità, la capacità cioè di essere refrattaria a qualsivoglia cambiamento: “Napoli non cambierà mai” è la conclusione stereotipata, amara e scontata delle attese andate deluse. Ma a guardar bene non è così.
Il forestiero che giungeva a Napoli rimaneva colpito dalla bellezza abbagliante del paesaggio, dalla mitezza del clima, dai palazzi onusti di storia, dallo splendore delle opere d’arte e, soprattutto, dal rumore proveniente dai vicoli, dalle piazze, dal porto, dal mare, dalla corona di verdi colline che la circondava.

Sciacalli di morte (e feste)

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Una bomba all'ingresso di una scuola. Una vita di una giovane studentessa spezzata. Altre che rimarranno segnate per sempre, nel fisico e nell'animo. A ragione si è parlato di follia pura. Follia che difficilmente può essere sinonimo di strage mafiosa o di azione preparatoria a una nuova stagione della tensione. Un attentato è l'atto più vile per sopprimere un'altra vita, ancor di più se a essere colpiti sono i nostri figli. Un episodio estremo che è apparso atipico, ai pochi che hanno provato a fare una disamina razionale nell'immediato. Ogni ipotesi, da quella debole della strage mafiosa, perché a essere colpita è stata una scuola con il nome della moglie del giudice Falcone, o per il trasferimento in Puglia della figlia di Riina, a quella dell'eversione stragista, altro non sono che mere supposizioni vendute come certezze.

Festa, eroina e forca...

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Le nebbie che avvolgono il Forum Internazionale delle Culture 2013 sono state di colpo squarciate da Luigi de Magistris con un annuncio clamoroso: Napoli avrà nel 2013 la sua Woodstock. Sempre più event manager che sindaco di Napoli, il primo cittadino, dopo le rovinose World Series dell'America's Cup, ha dato nuovo fiato alle trombe della propaganda.
La location questa volta sarà la conca di Agnano. Un fondo di vulcano lambito da una sola arteria stradale, sulla quale il primo cittadino pensa di far transitare dalle 3 alle 400 mila persone. Dopo la “valorizzazione” di via CaraccioIo, desertificata da un’insensata quanto distruttiva ZTL, il sindaco intende rivalutare l’ampia disponibilità di spazi, compresi quelli dell’ippodromo le cui attività versano in una profonda crisi.

"Giunta De Magistris. Quel patto col diavolo che fa discutere Napoli"

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Pubblichiamo il primo di tre articoli apparsi sul Manifesto del 20 aprile. Articoli che ben fotografano il modo in cui la Giunta de Magistris sta portando avanti il suo disegno politico. Decisioni che sconcertano e si pongono in aperta contraddizione con la sbandierata intenzione di produrre una rivoluzione civile e sociale per rilanciare la città di Napoli. Un rilancio che oggi è sempre più nelle mani di gruppi di potere e lobby che si muovono in modo ambiguo condizionando il governo della città.

I conti della Coppa: ora non tornano e lo ammettono tutti

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di Marco Demarco su VediNapoli 13/04/2012
Dunque non erano campate in aria le critiche al contratto con gli americani sulla Coppa America. Dunque non era animato da sospettite acuta chi segnalava squilibri commerciali ai danni della città. Ora lo ammettono anche de Magistris e Caldoro. Fino a ieri avevano negato, minimizzato, rimosso. Ora chiedono il conto agli americani e fanno scendere in campo gli avvocati. Come è stato possibile non mettere un catamarano in acqua nei giorni di Pasqua e pasquetta? Come è stato possibile ridurre il numero delle barche in competizione? Come è stato possibile "tagliare" le riprese televisive? Già, come è stato possibile tutto questo e molto altro ancora dopo aver sborsato non due soldi, ma dieci milioni di euro solo per il marchio Coppa America?

"Sveltina" olandese: i rifiuti di Napoli smaltiti in sole sette ore

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Per gli Olandesi smaltire la “monnezza” è facile come bere un bicchier d’acqua e le 1804 tonnellate arrivate da Napoli sono state agilmente “termovalorizzate” in appena sette ore. Il tutto al modico prezzo di 110 euro a tonnellata, soldi ovviamente dei  contribuenti partenopei.

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