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Analisi & Commenti

La Napoli di de Magistris tra Worth e Latouche

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di Marco Demarco sul Corriere del Mezzogiorno 25/01/2012
Serge Latouche ha appena lasciato Napoli, Richard Worth ci tornerà presto. Intellettuale che va, manager che viene. Richard Worth, presidente e amministratore delegato dell'America's Cup Event Authority, è stato recentemente indicato come uno dei grandi innovatori del mondo sportivo. Il magazine SportBusiness International, che non so cosa sia ma presumo sia importante, lo ha classificato in quarta posizione, dietro a Nasser al-Khelaifi, presidente di Al Jazeera Sport e del Paris Saint Germain; a Dana White, presidente dell'Ultimate Fighting Championship, e non chiedetemi cosa sia; e a Hassan al-Thawadi, segretario generale del Comitato Supremo della FIFA world Cup Qatar 2022. Alle sue spalle ci sono personaggi come Roger Goodell, commissario della National Football League e Michel Platini, presidente dell'Uefa.

La rivoluzione a rotoli: Vecchioni lascia il Forum, ma non amava Napoli?

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L'addio comunicato con una telefonata a De Magistris
Quando anche i fiori all'occhiello appassiscono e i proclami d'amore (prima a pagamento poi "a'ggratis") vengono meno, quando anche chi con la sua immagine e la sua arte aveva portato acqua al mulino demagistriano getta la spugna i segnali di un prematuro ma verticale declino sono evidenti. Roberto Vecchioni ha ufficialmente rinunciato all'incarico di Presidente del Forum delle Culture e la rivoluzione di cui tanto parla il Sindaco non c'è, non c'è mai stata e con Lui al timone temo mai ci potrà essere.

De Magistris: candidato dirompente, sindaco evanescente

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Dopo sette mesi al governo della città la rivoluzione appare sempre più sbiadita
Luigi De Magistris aveva promesso la “rivoluzione”, voleva “scassare tutto” e diventare l’alfiere di un nuovo meridionalismo sinistroide e populista, ma anche sanguigno e schietto. Voleva risolvere l’emergenza rifiuti con la sola differenziata e in pochissimo tempo, portare Obama e l’America’s Cup sotto il Vesuvio, inaugurare la democrazia partecipata delle assemblee del popolo, far rinascere il centro storico con una maxi ZTL, ridare dignità a Napoli e farla diventare “il laboratorio” di una nuova sinistra fuori dalle vecchie logiche partitocratiche. Voleva e dice di voler fare anche tante altre cose, ma dopo sette mesi da Sindaco è tempo di qualche bilancio e lo score dell’ex pm è fortemente deficitario. De Magistris è stato un candidato dalla forza dirompente, un uragano che si è abbattuto sulle elezioni per la carica di Sindaco ridicolizzando la sinistra tradizionale per poi travolgere al ballottaggio Gianni Lettieri, candidato competente e concreto ma supportato dal solito ed inconsistente centrodestra napoletano.

Un museo per le promesse del sindaco

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di Marco Demarco Fonte Cormez
Dov'è Obama? Qualcuno lo ha visto a passeggio tra i decumani o battagliare con una pizza calda e filante come Clinton ai tempi del G7? Ricordo male o de Magistris, subito dopo la vittoria elettorale, ne annunciò il sicuro arrivo per Natale? Massì, ricordo benissimo. Sfidando l'apparente imparità, le due diplomazie, quella di Palazzo San Giacomo e quella della Casa Bianca, avevano già scaldato i motori. Lettere inviate e ricevute, mediatori al lavoro, mozzarelle già prenotate per allietare la tavola presidenziale: tutto girava per il verso giusto. E allora dov'è? Obama, dico.

Cosentino e il Pdl: ora il tempo è scaduto

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di Marco Demarco sul Corriere del Mezzogiorno 07/12/2011
Non so cosa farà Nicola Cosentino, se si dimetterà dall’incarico di coordinatore regionale del Pdl o se aspetterà il voto della Camera sulla seconda richiesta d’arresto a suo carico. So però cosa dovrebbe fare il Pdl. Questo partito, infatti,  finora ha «formalmente» difeso Cosentino, ma «sostanzialmente» ha consentito a molti, anche al suo interno, di delegittimarlo pubblicamente. Tutti ricordano, ad esempio, che Mara Carfagna rinunciò alla candidatura regionale proprio perché il partito era malamente guidato. Un’allusione allo stato giudiziario del coordinatore che suonò come una clamorosa accusa e che Berlusconi tollerò senza batter ciglio, contribuendo al diffondersi di dubbi e perplessità dentro e fuori il partito.

Il Vomero traccia il solco

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di Mimmo Carratelli su Repubblica Napoli
Qualcosa si muove sotto la bandana arancione. Pensieri stupendi. Sotto la bandana si muove un movimento. È la rivelazione ufficiale del sindaco di Napoli, un uomo a cui non devi chiedere mai che cosa fa perché ha tanto da fare. Luigi De Magistris pensa in grande. Vomerese, se è il Vomero che traccia il solco, è la bandana che lo diffonde. Immenso è l’uomo e immenso stat virtus.

Il giustizialista riabilitatore (cormez)

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Un caso può costituire l'eccezione, ma tre? Le riabilitazioni di de Magistris cominciano a diventare un problema politico. Il tema di fondo è la credibilità del giustizialismo. Vediamo.
Primo caso: Napolitano. Quando è ancora magistrato, de Magistris non ha dubbi sul presidente della Repubblica e sul modo in cui esercita la sua funzione. "Napolitano ha fatto passare, in questi anni, numerose leggi incostituzionali", dichiara. E aggiunge anche, a scanso di equivoci, che "non è stato un presidente di garanzia". Una volta eletto sindaco, il giudizio cambia radicalmente. Napoletano diventa l'estremo difensore della Costituzione. Eppure, le leggi ritenute a suo tempo incostituzionali tali sono rimaste, cioè leggi dello Stato promulgate dal presidente della Repubblica.

San Paolo, San Gennaro e la fede del sindaco

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La rivoluzione arancione si adegua ai cliché del potere partenopeo
De Magistris l'onnipresente. In attesa di diventare onnipotente, eccolo in piazza per pulire il mondo, allo stadio accanto al presidente De Laurentiis per farsi ammirare in mondovisione ad assistere al trionfo contro l'odiata squadra del premier, in Duomo per il miracolo di San Gennaro. Il sindaco di Napoli non conosce limiti, macina chilometri su chilometri pur di mantenere la media della sua esposizione mediatica. Qualcuno potrebbe obiettare che si dovrebbe puntare a pulire la città di Napoli tutti i giorni, preoccupandosi meno della pulizia del mondo o di quella una tantum modello cleanup, ormai tanto in voga nei vari quartieri che a turno vengono scelti come palcoscenico della demagogica rappresentazione ambientalista.  I più critici potrebbero contestare anche il suo presenzialismo allo stadio San Paolo: giro di campo alla presentazione della squadra, partita in tribuna ad assistere alla sfida con il Milan, perché se a Napoli non segui il calcio non hai futuro.

I primi cento giorni di Luigi Bonaparte De Magistris

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di Michele Franco - tratto da Contropiano
All’indomani della vittoria elettorale di Luigi De Magistris, nel prendere atto di questa significativa, quanto imprevista, affermazione, abbiamo ritenuto che, nell’area metropolitana, si stava aprendo una sfida politica a tutto campo con la nuova amministrazione. Una sfida assolutamente non preconcetta ma rigorosamente attenta all’essenza vera dei provvedimenti che l’azione di governo di De Magistris sta iniziando a mettere in campo e, soprattutto, imperniata, per quanto ci riguarda, su una linea di lotta e di organizzazione attenta alla rigorosa difesa degli interessi e delle condizioni di vita dei lavoratori e dell’insieme dei ceti popolari.
A distanza di pochi mesi possiamo iniziare a delineare alcune prime (parziali) considerazioni sull’azione dell’esecutivo presieduto da Luigi De Magistris.

Gigi o'trombone tra le donne Napoli affonda e se la canta

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In uscita un libro-intervista sul sindaco: niente monnezza, ma tra donne e Idv pensa solo a se stesso. "Sarò ministro. E piaccio"
di Giampaolo Pansa
Un trombone. Un vero, fantastico trombone. È possibile che il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, nella vita quotidiana non sia un arnese così. Ma purtroppo appare in questo modo da uno scherzo che gli ha giocato ieri Il Fatto quotidiano. Pubblicando una lunga anticipazione della prima opera letteraria del De Magistris. Un libro-intervista messo insieme con l’aiuto di un giornalista di valore: Claudio Sabelli Fioretti.

Napoli, l'opportunismo come strategia politica

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di Marco Demarco, direttore del Corriere del Mezzogiorno
Tutti credevamo che il problema fosse di riportare Napoli nel recinto delle regole. Che il rispetto delle norme fosse il punto su cui poggiare la leva della rinascita. E invece no. Nella realtà sta accadendo qualcosa di molto diverso. E' fuori dalle regole che Napoli sta ricostruendo la sua nuova identità.  Altro che antipolitica, qui si potrebbe addirittura parlare di anomia, di fuoriuscita dalle regole. Non a caso, Paolo Macry dice di de Magistris che sta facendo tabula rasa. Siamo passati, aggiungo io, dal partito personale  alla politica personale. Il sindaco può dire e fare quel che vuole, perché nel deserto in cui si muove ogni direzione vale l'altra. E' un atteggiamento contagioso e adrenalinico. Spedire l'immondizia all'estero era censurabile se lo proponeva Lettieri; diventa inevitabile se lo decreta questa amministrazione. Una legge speciale per Napoli era sbagliata prima; diventa auspicabile ora. E Bagnoli? Lì non bisognava ripristinare la linea di costa? Adesso, invece, tutto fa brodo pur di ospitare le pre-gare della Coppa America. In questo deserto non c'e' più coerenza, non c'è più strategia programmatica. Si va dove porta il vento.

De Magistris, l'apparenza sopra Napoli

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Oliviero Toscani fotografa il nuovo sindaco di Napoli in una versione inedita
Mentre Napoli vive il dramma dei rifiuti, de Magistris pensa bene di fare da modello per Oliviero Toscani con un sacco dell'immondizia e l'espressione fiera degna di un rivoluzionario risorgimentale.  Come se quella immagine si possa trasformare in un riscatto per la città, simbolo del vento che è cambiato e della risoluzione di un problema. Niente di tutto questo, da quella immagine traspare solo la smisurata voglia di protagonismo del sindaco, disposto a qualunque cosa pur di apparire, anche calpestando - ove ce ne fosse ancora bisogno - l'immagine di Napoli.

Rifiuti, De Magistris tradito dagli amici (altro che Bossi)

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di Luca Maurelli
I rifiuti di Napoli? Tranquilli, li prende la “compagna” Marta, sindaco di Genova. Attenzione, però: vuole solo immondizia pulita, ordinata e non puzzolente, niente pannolini sporchi e bucce di banana, eh!
In un afflato di solidarietà, la prima cittadina del capoluogo ligure, Marta Vincenzi, un paio di giorni fa, più che una mano ha teso un guanto di velluto al collega di Napoli, Luigi De Magistris, da un mese e mezzo sprofondato in una città ai limiti del collasso sanitario.

Il diritto di non aiutare De Magistris

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di Gianluigi Paragone da Libero
Berlusconi ha detto che la questione dei rifiuti è una emergenza nazionale. Nazionale? E perché mai? Forse solo perché tutta l’Italia ci perde la faccia, per il resto il problema è tutto napoletano.
In tanti vorrebbero che l’Italia s’accollasse un po’ di monnezza partenopea cosicché mal comune diventa mezzo gaudio.

Rifiuti, colpa di Calderoli o colpa di Vendola?

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Gad Lerner, su "Repubblica", parla di «orgoglio padano» e Antonio Galdo, su "Il Mattino", descrive una Lega che si mette di traverso. Ormai è una gara a chi colpisce con maggior durezza il Carroccio. Eppure, provocazione per provocazione, qui dovremmo parlare di «orgoglio pugliese» e di un Vendola, non di un Calderoli, che si mette di traverso. E già, perché il decreto di cui tanto si parla a proposito dei rifiuti di Napoli, genera non da una iniziativa del Veneto o del Piemonte, bensì della Puglia ecologista di Vendola. Un particolare, questo, che tutti omettono. Perché?

Il cambiamento come mito

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Colpisce una cosa del successo napoletano di Luigi de Magistris ed è la riproposizione, in piccolo, dello schema politico del 1993. Le primarie stanno al posto delle inchieste di tangentopoli; oggi come allora c’è una radicale delegittimazione della classe politica e, per dirla con il Bassolino di quegli anni, un’amministrazione comunale che da tempo, ormai, non rappresenta più la città. Lo stesso exploit dell’ex pm ricorda il successo analogo, ed effimero, dei campioni del cambiamento di allora, come Claudio Fava a Catania, sconfitto di misura alle comunali da Enzo Bianco che capeggiava una coalizione di centrosinistra. Un destino che non è toccato oggi al prefetto Morcone.

Elezioni balcanizzate

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di Paolo Macry - Corriere del Mezzogiorno
Nessuno poteva illudersi che la fine del regno di Bassolino e lervolino fosse il momento della palingenesi. Un nuovo Rinascimento, a voler fare dell’ironia. Ma questa campagna elettorale sembra dar ragione ai più pessimisti.

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