Terzo Polo non pervenuto, Pd incerto
Sebbene i dati non siano ancora definitivi e solo i ballottaggi daranno una consistenza significativa alle elezioni amministrative 2011, i risultati emersi sono indiscutibili. Innanzitutto la sconfitta di Berlusconi. Il presidente del Consiglio ha spostato l’asse della competizione elettorale sulla politicizzazione nazionale, scendendo in campo in prima persona elevando Milano e Napoli a fulcro di questa contesa.Ed è stato punito.
MORATTI SULL'ORLO DEL BARATRO - Il dato di Milano è impietoso. Il sindaco uscente, Letizia Moratti, non solo - come previsto alla vigilia - non vince al primo turno, ma finisce sotto di oltre 6 punti percentuali rispetto a Giuliano Pisapia, candidato vendoliano, sicuramente più gradito a quella parte di società meneghina vicina al radicalismo di sinistra. Gabriele Albertini, dieci anni fa, si confermava sindaco di Milano dopo cinque anni di buongoverno, grazie ai quali si permise di non fare la campagna elettorale, spendendo 12mila euro. La Moratti, dopo cinque anni a Palazzo Marino e una spesa che oscilla tra i 6 milioni (quelli dichiarati) e i 12 milioni (quelli attribuiti dagli oppositori) di euro investiti, è stata capace di produrre una vera e propria debacle. Un sindaco mai troppo amato, poco comunicativo, al di là dei meriti o delle colpe nella gestione della città, ha confermato i suoi limiti, pagando anche per colpe non sue. Del resto proprio Silvio Berlusconi ha personalizzato questo voto trasformandolo in una sorta di referendum sul suo operato, e il numero dimezzato di voti che lui stesso ha raccolto come capolista PdL a Milano è lì a confermare la risposta dei cittadini.
DE MAGISTRIS UMILIA IL PD E FA TREMARE LETTIERI - Più complessa la situazione a Napoli. Che quello di vincere al primo turno fosse un sogno irrealizzabile, per Gianni Lettieri era cosa risaputa. Il risultato è leggermente inferiore alle attese, ma c’è da dire che al di là del PdL, l’ex presidente degli industriali di Napoli era supportato da una miriade di piccole liste. Insomma il peso era tutto concentrato sul partito del premier, che a Napoli ha finito la campagna elettorale come ormai da tradizione. Il nodo da sciogliere era tutto a sinistra, con la sfida fratricida tra Mario Morcone e Luigi de Magistris. L’ex prefetto è stato catapultato a Napoli dopo la vergognosa pagina delle primarie con brogli e contestazioni che hanno dilaniato il partito a livello cittadino. Il passo indietro preteso da Roma da parte di tutti i rappresentanti locali del PD, hanno portato all’investitura di un candidato sconosciuto ai più, finanche impossibilitato a votare per sé stesso. Dall’altra parte il candidato dell’Italia dei Valori è stato in grado di riaccendere la voglia di partecipazione, contro tutto e contro tutti. Ha cavalcato l’onda del rinnovamento e della protesta, ha accentuato la frattura all’interno del Pd, conquistandone l’appoggio (non dichiarato in maniera esplicita) di una parte consistente entrata in rotta di collisione con la direzione nazionale, rea di aver mal gestito l'affaire primarie. Ed ha spaccato anche il partito di Vendola, che a sorpresa aveva scelto Morcone, senza tuttavia riscuotere il consenso della base. De Magistris ha letteralmente umiliato Morcone, arrivando quasi a raddoppiare il consenso personale rispetto alle liste che lo appoggiavano, sfruttando il voto disgiunto.
TERZO POLO NON PERVENUTO - Nonostante la sconfitta del PdL e il ridimensionamento della Lega, il Terzo Polo non è riuscito a intercettare i voti dei sostenitori di centrodestra delusi. Futuro e Libertà, in particolare, è su livelli bassissimi. Un duro colpo per il presidente della Camera Gianfranco Fini, che si conferma leader di modesto spessore destinato alla subalternità. La possibilità di divenire un partito di nicchia qualsiasi, al pari dell'Api di Rutelli o della Destra di Storace, probabilmente darà un'accelerata al processo di trasformazione in atto, spingendo verso la nascita di un nuovo soggetto politico.
PD IN CHIAROSCURO - Il Pd, invece, vive una fase contrastante, con un risultato generale positivo, ma con il risultato di Napoli che avrà un peso non indifferente, i cui effetti saranno tutti da verificare. Se si aggiunge che a Milano le primarie hanno portato all’investitura di un esponente dell’ultrasinistra a scapito del proprio candidato Stefano Boeri, più vicino a un’area moderata e riformista, anche per il Partito Democratico si preannunceranno mesi di profonda riflessione e dibattito sull’indirizzo da seguire.
LA RINASCITA DELL'ESTREMA SINISTRA - È indubbio che il secondo elemento di maggiore interesse maturato da questa tornata elettorale sia stato la rinascita della sinistra radicale, dopo anni di sconfitte e la scomparsa dallo scenario politico nazionale. A riemergere, tuttavia, non sono stati i vari partiti comunisti, ma la nuova generazione del movimentismo estremo che ha dato vita a soggetti politici inediti (SEL di Vendola) o si è inserita in altri contesti, dall’Italia dei Valori al Movimento Cinque Stelle dei grillini, fino ad addentrarsi in ambito locale nel Partito Democratico, stravolgendone l’impalcatura voluta dai vertici nazionali.
Insomma l’Italia torna a essere un cantiere, con il centrosinistra e il centrodestra alla ricerca di una nuova identità, al di là delle contraddizioni e dei compromessi cui ci hanno abituati nel corso di questi anni. Un futuro che oggi appare sempre più imprevedibile.
Paolo Carotenuto
17 maggio 2011