Upside Down

Simone Inzaghi conquista la Coppa Italia alla guida della Lazio nella stessa notte in cui Marcelo Bielsa fallisce l’approdo alla finale play off di Championship con il suo Leeds.

The Man in the High Castle è un romanzo di Philip K. Dick pubblicato nel 1962 e tradotto in italiano con il titolo La svastica sul sole. L’autore immagina un’ucronia in cui le Potenze dell’Asse hanno sconfitto gli Alleati nella Seconda guerra mondiale, diffondendo nel mondo il nazismo e l’imperialismo. La realtà alternativa costruita da Dick risponde alla domanda tipica di storia controfattuale: “Cosa sarebbe successo se Hitler avesse vinto la Seconda guerra mondiale?”.

Di “E se” è piena anche la storia del calcio e l’ultimo capitolo è stato scritto il 15 maggio 2019. A 2.066 chilometri di distanza si giocano in contemporanea due partite apparentemente slegate tra loro: all’Olimpico di Roma va in scena l’atto conclusivo della Coppa Italia, che vede contrapposte Atalanta e Lazio, mentre a Elland Road i padroni di casa del Leeds United ricevono il Derby County nella semifinale di ritorno dei play off di Championship, la seconda serie del calcio inglese.
Il legame tra le due gare è rappresentato da Simone Inzaghi e Marcelo Bielsa, allenatori rispettivamente della Lazio e del Leeds. Per capire tale nesso, è necessario tornare indietro di quasi tre anni, all’estate del 2016.

Il 6 luglio la Lazio ufficializza l’ingaggio di Bielsa come allenatore per la stagione 2016/2017, ma, appena due giorni dopo, lo stesso club capitolino annuncia le dimissioni del tecnico argentino. Il motivo? Il mancato acquisto di almeno quattro giocatori entro il 5 luglio da parte della società biancoceleste, condizione ritenuta fondamentale da “El Loco” (“Il Pazzo”), soprannome che accompagna da sempre Bielsa, in vista dell’imminente ritiro precampionato.
La decisione dell’ex CT di Argentina e Cile spiazza il presidente laziale Claudio Lotito, il quale, oltre ad annunciare la volontà di fare causa a Bielsa, è costretto a cercare un nuovo allenatore.

E qui entra in gioco Inzaghi. Dopo aver guidato i biancocelesti nelle ultime sette giornate del campionato precedente, in cui aveva preso il posto dell’esonerato Stefano Pioli, Simone è atteso a Salerno per firmare il contratto che lo avrebbe legato alla Salernitana, militante in Serie B e il cui proprietario è lo stesso Lotito. Il patron decide di bloccare la trattativa con i campani, riaffidando al tecnico piacentino la panchina della Lazio e percorrendo una strada del tutto diversa da quella intrapresa con l’iniziale scelta di “El Loco”.

Maniacale, innovatore, visionario, ossessivo, scienziato: sono solo alcuni dei termini accostati a Bielsa nel corso della sua quasi quarantennale carriera in panchina, iniziata ad appena 25 anni nel 1980 come vice allenatore del Newell’s Old Boys, che il 22 settembre 2009 gli ha intitolato lo stadio per le vittorie conseguite nel biennio 1990-1992.
Aggressione, pressing e ritmi forsennati sono i capisaldi del suo 3-3-1-3 (o 3-3-3-1), marchio di fabbrica che ha ispirato tanti allenatori, quasi tutti ex calciatori nelle squadre del tecnico di Rosario, tra i quali spicca Mauricio Pochettino, con lui sia nel Newell’s sia nell’Espanyol sia nella Nazionale argentina e fresco finalista di Champions League con il Tottenham.

Sessioni di studio e sedute tattiche estenuanti, diete rigidissime e personalizzate per ogni giocatore, oltre 50.000 partite vivisezionate e ventotto schemi di gioco codificati: ecco i segreti che hanno permesso a Bielsa di stregare la maggior parte degli addetti ai lavori, come avvenuto anche nel corso della lectio magistralis tenuta a Coverciano nel marzo 2015.
“Marcelo Bielsa è il miglior tecnico del pianeta. Il gioco della sua squadra è a dir poco perfetto” ebbe a dire Pep Guardiola nel marzo 2012, all’indomani del successo dell’Athletic Bilbao allenato da “El Loco” contro il Manchester United di Sir Alex Ferguson in Europa League.

Il pragmatismo è invece la caratteristica peculiare di Simone Inzaghi, la cui filosofia calcistica si pone agli antipodi rispetto a quella di Bielsa. L’esempio lampante è dato proprio dalla finale di Coppa Italia contro l’Atalanta. Prendendo spunto dalla recente sfida di campionato vinta dai bergamaschi e costata ai biancocelesti la possibilità di lottare per la qualificazione in Champions League, Inzaghi ha deciso di rinunciare al possesso palla, rischioso a causa del pressing offensivo atalantino, in favore di una maggiore verticalità, utilizzando, pertanto, le armi del collega Gian Piero Gasperini.

La perfetta lettura della gara tanto nelle scelte iniziali quanto nelle sostituzioni (il gol di Milinković-Savić è arrivato pochi minuti dopo il suo ingresso in campo, quando i calci piazzati erano diventati un fattore determinante) ha permesso a Simone di riscattare una stagione fino a quel momento deludente e di conquistare il secondo trofeo da allenatore dopo la Supercoppa Italiana del 2017, rendendo la Lazio, insieme al Napoli, la squadra più vincente in Italia negli ultimi otto anni dopo la Juventus.

E Bielsa? Mentre Inzaghi ha dissipato ogni dubbio sul suo conto a suon di risultati, l’argentino è andato incontro a un triennio da dimenticare. Dopo il precoce addio alla Lazio, nell’estate del 2017 è tornato in Francia, dove aveva allenato il Marsiglia tra il 2014 e il 2015, alla guida del Lille: 12 punti in 13 partite di Ligue 1 e la scelta di tornare in Cile per assistere un amico malato terminale senza l’autorizzazione della società gli costano l’esonero già a novembre.

La possibile ripartenza giunge dall’Inghilterra e dall’ambizioso Leeds United, tre volte campione, ma assente dalla Premier League dalla stagione 2003/2004.
Nonostante il primo posto alla fine del girone d’andata e una costante presenza in zona promozione, il crollo nel finale di campionato (4 punti nelle ultime 5 gare) costringe i Whites a cedere la seconda posizione allo Sheffield United, distante dieci lunghezze al giro di boa e ritornato in Premier dopo dodici anni. Il triste epilogo è scritto nei play off dal Derby County allenato da Frank Lampard. Pur essendo giunti sesti a nove punti dal Leeds, i Rams vincono 4-2 a Elland Road, ribaltando l’1-0 subito in casa nella gara d’andata e riscattando anche le due sconfitte patite in campionato.

Malgrado la delusione per la mancata promozione, Bielsa ha avuto comunque modo di far parlare di sé in Inghilterra. Infatti, ha deciso di pagare personalmente le 200.000 sterline di multa comminate alla società per il cosiddetto “Spygate”, il caso creatosi dopo che un collaboratore dell’argentino era stato scoperto a spiare un allenamento del Derby County prima di un match tra le due formazioni.
“Ho usato questo tipo di tattica anche nelle qualificazioni alla Coppa del Mondo con l’Argentina, non è illegale”
. Così ha provato a difendersi il tecnico di Rosario, costretto a subire, oltre al danno dell’eliminazione, la beffa dello scherno da parte dei giocatori del Derby, che, portandosi le mani agli occhi e mimando il gesto del binocolo, lo hanno accusato di essere uno “spione”.

Inoltre, il mancato raggiungimento della finale impedisce a Bielsa di riaffrontare l’Aston Villa, contro cui i Whites hanno perso le residue chance di promozione diretta pareggiando nella penultima giornata, quando “El Loco”, con un gesto di grande fair play, ha ordinato ai suoi giocatori di far segnare gli avversari, poiché in precedenza il Leeds aveva trovato il gol del momentaneo vantaggio con un calciatore dei Villans a terra infortunato.

Marcelo Bielsa e Simone Inzaghi: così lontani, ma allo stesso tempo così vicini. E chissà che entrambi non stiano pensando al loro personale caso di storia controfattuale: “Cosa sarebbe successo se l'argentino avesse allenato la Lazio?”.

Stefano Scarinzi
17 maggio 2019