La danza delle Streghe

Prima dello stop forzato dei campionati a causa del coronavirus, il Benevento era padrone incontrastato della Serie B.

Dal 9 marzo 2020, giorno di Sassuolo-Brescia, ultima gara giocata in Italia prima della sospensione dovuta all’emergenza COVID-19, la FIGC si sta interrogando su quale possa essere la soluzione migliore per portare a compimento la stagione 2019/2020.

Tra le molteplici ipotesi prospettate, tutti i club sono pressoché concordi su un aspetto: il Benevento, al di là della conclusione o meno dei campionati, dovrà essere ai nastri di partenza della Serie A 2020/2021.

Impensabile, infatti, che i sanniti, in caso di annullamento dell’attuale annata (scenario ritenuto remoto), debbano ripartire nuovamente dalla Serie B, considerando che, al momento dello stop, stavano dominando il torneo cadetto dall’alto dei loro 69 punti, 20 più del Crotone secondo e 22 più del Frosinone terzo.

Ciò significa che, mancando dieci giornate al termine del campionato, ai giallorossi basterebbero 9 punti per festeggiare la promozione nella massima serie. Una formalità, insomma, tenendo presente la straordinaria media (2,46 punti a partita) a cui stanno viaggiando i campani e i numerosi passi falsi delle inseguitrici.

Il sempre appassionato pubblico beneventano (secondo, dietro al solo Frosinone, come media spettatori nei match casalinghi) ha individuato nel derby interno con la Juve Stabia della 31ª giornata il momento giusto per certificare il matematico ritorno in Serie A, a due anni di distanza dalla prima e finora unica avventura nell’élite del calcio italiano.

Conseguire tale obiettivo contro le “Vespe” significherebbe eguagliare il record dell’Ascoli 1977/1978, unico club nella storia della Serie B a conquistare la promozione con ben sette turni d’anticipo. I marchigiani detengono gran parte dei primati nei tornei cadetti a 20 squadre e provare a superarli potrebbe essere l’altro proposito della “Strega” da qui al termine del campionato.

In realtà, focalizzando l'attenzione sulle statistiche della seconda serie dal 1994/1995 (con l’introduzione dei tre punti a vittoria) a oggi, emerge che il Benevento è a un passo dal superare i record del Como 2001/2002 come maggior punteggio in classifica (74) e della Salernitana 1997/1998 come maggior vantaggio sulla seconda (8 punti).

Il dominio della squadra allenata da Filippo Inzaghi affonda le radici nella débâcle patita nella semifinale di ritorno dei play-off della scorsa stagione, quando i giallorossi, pur vittoriosi a Cittadella, furono travolti 0-3 in casa dai veneti, precludendosi la possibilità di giocarsi la promozione, malgrado il non trascurabile vantaggio del miglior piazzamento nei confronti delle altre partecipanti agli spareggi.

Il tracollo della formazione allora guidata da Cristian Bucchi, tuttavia, non arrivò a sorpresa, ma fu figlio dei continui stravolgimenti subìti dalla rosa in sede di mercato, che impedirono la costruzione di un’identità di squadra ben definita, come testimoniano i sei moduli diversi utilizzati dal tecnico nel corso dell’annata.

Durante l'estate scorsa, al contrario, le scelte operate dal DS Pasquale Foggia sono state finalizzate a dare a Inzaghi un organico che rispondesse pienamente alle sue esigenze.

Tanti i meriti di “Superpippo”, giunto nel Sannio con la grande voglia di riscattare la deludente parentesi al Bologna. Innanzitutto, ha dato solidità difensiva (appena 15 reti incassate, di cui 4 nell’unico KO stagionale a Pescara) a una squadra che ne aveva subite 49 in 38 partite tra regular season e play-off nell'ultimo torneo. Poi, grazie al sacrificio delle prime punte (Massimo Coda e, da gennaio, anche Gabriele Moncini, prelevato per 2,5 milioni di euro dalla SPAL), ha trasformato i giallorossi in una vera e propria cooperativa del gol, sfruttando gli inserimenti dei centrocampisti e mandando a segno tredici calciatori diversi.

In tal senso, è stato fondamentale l’acquisto di Pasquale Schiattarella, il quale, schierato davanti alla difesa, ha dato modo a Inzaghi non solo di avere un ulteriore schermo protettivo della retroguardia, ma anche di sfruttare in pieno l’elevata qualità tecnica di Nicolas Viola (capocannoniere dei campani con 9 reti), liberato, nel ruolo di mezzala sinistra, sia da eccessivi compiti difensivi sia dal pressing asfissiante delle formazioni avversarie.

La stessa decisione di allestire una rosa esperta (28 anni l’età media, solo il Pordenone - con 28,1 - ha un organico più “anziano”), utile per affrontare al meglio i (pochi) momenti di difficoltà, dimostra la volontà del club del presidente Oreste Vigorito di recitare un ruolo da protagonista nel campionato cadetto, giacché, escludendo Abdallah Basit (classe ’99) e Giuseppe Di Serio (nato nel 2001) – impiegati una sola volta nei minuti finali – il giocatore più giovane è Andrés Tello, che a settembre compirà 24 anni e già ha alle spalle una buona esperienza in Serie B.

C’è da essere certi che il Benevento, tra le società italiane più lungimiranti in termini di progettualità, avrà la struttura adatta per affrontare il prossimo campionato di Serie A, differentemente da quanto avvenuto nel 2017/2018, in cui pagò a caro prezzo l’inesperienza dovuta a una promozione dalla cadetteria arrivata in maniera inaspettata (vincendo i play-off da quinto classificato) e, per certi versi, troppo frettolosa, visto che i campani avevano disputato un solo campionato di Serie B.

Nonostante i record negativi collezionati (su tutti, quello delle 14 sconfitte iniziali consecutive, peggior striscia europea di sempre) e la retrocessione sancita dalla matematica con largo anticipo, in quella stagione la “Strega” riuscì comunque a catturare l’attenzione e la simpatia degli addetti ai lavori per merito del bel gioco proposto da Roberto De Zerbi (ora al Sassuolo e annoverato tra gli allenatori emergenti del panorama calcistico italiano) e della particolare campagna acquisti invernale condotta da Vigorito, che portò a Benevento due giocatori di comprovata esperienza internazionale come Bacary Sagna, vicecampione d’Europa con la Francia nel 2016, e Sandro, ex Tottenham e finalista con la Nazionale olimpica brasiliana nel 2012.

Abbinare i risultati ai complimenti: sarà questa la missione del Benevento nella Serie A ventura, coronavirus permettendo.

Stefano Scarinzi
23 marzo 2020