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Addio sogni di gloria

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L’annunciato pareggio tra Francia e Romania estromette l’Italia Under-21 sia dall’Europeo casalingo sia dall’Olimpiade di Tokyo 2020, chiudendo nel peggiore dei modi l’esperienza di Luigi Di Biagio sulla panchina degli Azzurrini.

Da un grande potere derivano grandi responsabilità è la lezione di vita che accompagna Peter Parker, alias Spider-Man, dal momento in cui decide di diventare un supereroe. Lo stesso slogan accompagnava la Nazionale italiana Under-21 nell’avvicinamento all’Europeo, giocato per la prima volta nel Belpaese, ma gli Azzurrini non sono riusciti a sopportare il peso delle aspettative e sono stati clamorosamente eliminati nella fase a gironi, rimandando ancora una volta l’appuntamento con il trionfo continentale, che manca dal 2004, e con l’Olimpiade, dato che a Tokyo l’Italia calcistica sarà assente per la terza edizione consecutiva.

La parola “fallimento”, seppur rifiutata dall’ormai ex CT Luigi Di Biagio nel corso della conferenza stampa in cui ha ufficializzato l’addio alla Nazionale Under-21, sembra la più adatta per descrivere l’Europeo degli Azzurrini, partiti come grandi favoriti, ma finiti per salutare precocemente la manifestazione già nella prima fase, evento verificatosi in quattro delle ultime sette partecipazioni alla competizione continentale.

Ad accrescere ulteriormente la delusione, l’aver perso il passaggio del turno a causa dell’inopinata sconfitta contro la Polonia, giunta dopo aver battuto la Spagna, considerata all’unanimità l’altra grande favorita, nella gara d’esordio, in quello che doveva essere una sorta di spareggio per il primo posto nel girone.
E fa ancora più male pensare che la stessa rappresentativa polacca, appena 72 ore dopo la vittoria di Bologna contro gli Azzurrini, sia crollata di schianto contro le Furie Rosse, capaci, grazie al 5-0, di annullare il KO del primo match, di conquistare il girone e di mantenere viva la possibilità di agguantare proprio l’Italia in testa all’albo d’oro della competizione.

Oltre alla delusione e ai rimpianti di ciò che poteva (e probabilmente doveva) essere e non è stato, cosa resterà dell’Europeo azzurro? Innanzitutto la conferma di quasi tutti gli elementi che hanno già esordito con la Nazionale maggiore: Nicolò Barella, Lorenzo Pellegrini e Federico Chiesa sono stati i migliori della spedizione, certificando di poter costituire dei punti fermi anche per Roberto Mancini.
Bocciati, invece, Nicolò Zaniolo e Moise Kean, puniti da Di Biagio con l’esclusione dal match contro il Belgio (il romanista era comunque squalificato) per essere giunti in ritardo alla riunione tecnica del prepartita. Non solo problemi disciplinari, però, dato che entrambi hanno faticato nei primi due incontri, testimoniando, nel caso di Zaniolo, l’involuzione degli ultimi mesi di stagione con la Roma.

Il reparto difensivo non ha fugato le perplessità che lo accompagnavano alla vigilia della manifestazione. Non a caso, è stato il settore in cui il CT è maggiormente intervenuto, cambiando sempre gli uomini nelle tre sfide, e, pur concedendo poche conclusioni verso lo specchio della porta alla Spagna, alla Polonia e al Belgio, ha subito gol in ogni gara. Non ha brillato nessuno dei quattro terzini impiegati, ruolo in cui l’Italia fatica da anni a trovare interpreti all’altezza.

Di Biagio non è riuscito ad amalgamare al meglio il materiale a disposizione, da molti ritenuto il migliore da decenni a questa parte. Se da un lato ha la giustificazione di aver avuto l’intero gruppo a disposizione solo pochi giorni prima dell’inizio del torneo per via degli impegni della Nazionale A, dall’altro non è stato capace di superare le difficoltà emerse durante il biennio di preparazione all’Europeo, fatto di zero vittorie nelle sette amichevoli disputate contro selezioni qualificate alla fase finale.
Le tante occasioni create sono state spesso il frutto di giocate individuali, principalmente di Chiesa, mentre la ricerca dell’ampiezza è stata vanificata dall’infortunio di Riccardo Orsolini e, soprattutto, dall’imprecisione nei cross, la cui insistenza contro la Polonia ha fatto tornare in mente lo sciagurato 0-0 con la Svezia, costato l’esclusione dal Mondiale di Russia 2018 agli uomini di Gian Piero Ventura.

Due eliminazioni nella prima fase e una in semifinale, con l’aggravante di due mancate qualificazioni ai Giochi olimpici: guardando i risultati ottenuti, il bilancio di Gigi Di Biagio nei sei anni in cui ha allenato l’Under-21 è indubbiamente povero.

“Sono sul mercato. Club di Serie A e di Serie B mi hanno cercato, ma per rispetto della Federazione ho sempre detto di no. Grazie alla crescita di questi anni mi sento pronto per nuove sfide”. La sensazione è che nella prossima avventura in panchina, la prima al di fuori dell’ambito giovanile, il tecnico romano sarà chiamato a un grande lavoro tecnico e mentale per superare l’amarezza di quest’ultimo Europeo, chiusura infelice del suo legame sfortunato con la Nazionale, di cui resta impresso il rigore finito sulla traversa dello Stade de France il 3 luglio 1998 nel quarto di finale del Mondiale contro la Francia padrona di casa.

Stefano Scarinzi
26 giugno 2019

 

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